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IGI 2018, la Csr non è più (solo) un mestiere per Csr manager

11 Giugno 2018Penta Group

La terza edizione dell’Integrated Governance Index offre un patrimonio di informazioni su Dnf, materialità, comitati, board e Cfo. Soprattutto, porta le società oltre un confine storico: gli Esg diventano una materia integrata nelle diverse funzioni aziendali

Già oltre 200 iscritti tra mattino e workshop pomeridiani. Già una serie di richieste di approfondimento, ma anche di visibilità da parte delle aziende. Soprattutto, una sfida vinta in termini di coinvolgimento delle differenti funzioni aziendali nelle riflessioni sull’integrated governance. E, in modo particolare, delle funzioni inerenti la finanza societaria, che hanno registrato un vero exploit di partecipazione nella ricerca di quest’anno. Cominciamo da queste chiavi di lettura, quando mancano otto giorni all’appuntamento, per introdurre ciò che sono l’Integrated Governance Index 2018 e la Conference di presentazione del prossimo 19 giugno (vai al sito e alla registrazione). In settimana, poi, ci saranno altri passaggi chiave, come l’ufficializzazione della Top10 2018 (con la diffusione del relativo comunicato stampa), e una serie di articoli anticipatori sui macro trend di IGI e sui risultati delle survey presso il private banking e i fondi pensione.

Il patrimonio di informazioni è enorme, e molto probabilmente non sarà sufficiente la giornata della Conference del 19 giugno per affrontare le molteplici indicazioni strategiche che meritano e meriteranno un approfondimento. Per non parlare delle specificità emerse nei diversi settori, e, andando ancora più nel dettaglio, nelle singole aziende, per le quali IGI si dimostra sempre più uno strumento di consapevolezza (interna) e confronto con la complessità esterna.

Giusto per dare un’idea, queste sono alcune delle risposte quantitative che arrivano da IGI 2018:

  • uno spettro di come le aziende stanno affrontando la Dnf e di come queste stanno cambiando il modello di reporting
  • un quadro di tutte le funzioni aziendali coinvolte nell’integrazione della sostenibilità
  • un resoconto sulla gestione delle analisi di materialità
  • un monitoraggio dei comitati di sostenibilità
  • un riscontro sul grado di coinvolgimento dei board e il loro livello qualitativo (diversity e professionalità)
  • un’analisi dedicata sui Cfo e sul livello di interazione con gli strumenti e gli investitori Sri(articoli in uscita oggi alle 10.00 e alle 12.00).
GLI ESG ESCONO DALLA FUNZIONE CSR

Ma, come detto all’inizio, cominciamo a interpretare i risultati a partire dalla sfida che IGI si è posto sin dalla prima edizione, in relazione alla quale quest’anno è stato varcato un confine da cui sarà impossibile tornare indietro: la sostenibilità aziendale non è più un mestiere relegato al Csr manager. Ma si è trasformata, traducendosi nella gestione dei fattori Esg, e divenendo un elemento strategico centrale, attorno al quale integrare un ampio spettro (ormai quasi completo) delle funzioni dell’impresa.

I MANAGER CHE HANNO COMPILATO

Sono state, in tutto, 144 le figure manageriali coinvolte nei questionari per la parte ordinaria (ovvero, 3 persone per azienda), e 119 per la parte straordinaria. L’aggregazione delle risposte è resa complicata dall’utilizzo di definizioni differenti per funzioni che possono sottintendere la stessa attività. In questa sede, si farà riferimento unicamente alle definizioni più comuni (le analisi finali cercheranno di raggruppare l’intero campione di risposte).

Per la parte di indagine straordinaria, rivolta espressamente ai professionisti della finanza dell’azienda, le figure indicate come “Cfo” e “Investor Relator” coinvolte nella survey sorpassano decisamente il Csr manager (44 casi contro 33). Ma in questa parte della ricerca il sorpasso era prevedibile.

Più significativo il cambio di pesi avvenuto anche per la parte ordinaria. Qui, le figure indicate espressamente come “Csr manager” sono intervenute in 31 casi, ovvero il 20% dei soggetti coinvolti. Ma appena un passo indietro ci sono le figure della finanza (quelle indicate come “Cfo” e “Investor relator”) con complessivi 28 coinvolgimenti, pari al 19,5 per cento. Se a questi si aggiungono i 7 “Chief risk officer”, anche qui c’è un sorpasso.

Notevole, poi, il risultato dei professionisti degli aspetti normativi e regolamentari: aggregando le figure indicate come “responsabili compliance” e “general counsel” si arriva a 20 manager (13%). E un deciso passo in avanti, rispetto agli scorsi anni, va segnalato per i responsabili Hr.

LA “RITORSIONE” SUI COMUNICATORI

Infine, un risultato significativo al ribasso: il direttore della comunicazione è intervenuto in appena 5 casi per la parte ordinaria e in 3 per quella straordinaria. Dopo decenni di interpretazione della Csr come elemento di immagine, si registra adesso l’effetto opposto.

È positivo aver superato l’idea che la sostenibilità fosse una questione di facciata.

Ma, attenzione. Una vera Csr deve riuscire a mettersi alla prova verso gli stakeholder. Per legittimarsi, coinvolgere e creare valore. Escludere del tutto la comunicazione dal gioco, è l’errore opposto al precedente. Ma comunque un errore.

Fonte: articolo ripreso integralmente da ETicaNews, dove è stato pubblicato in data 11 giugno 2018

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